Espresso italiano da tutelare: quello tradizionale

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“Le voci di Caballini e Odello sul Consorzio di Tutela”

 NOTIZIARIO TORREFATTORI, settembre 2017, autore Susanna de Mottoni • 

Espressotradizionaleitaliano.it: l’azione promozionale dell’omonimo Consorzio di Tutela passa anche da qui, dal nuovo sito web.
Il progetto, volto a ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, non rimane fermo ad aspettare che la candidatura venga approvata a Roma in sede ministeriale. Nell’attesa di giungere all’ultimo step del complesso iter, ovvero la valutazione da parte dell’Unesco stesso, il Consorzio sta lavorando per rafforzare la propria riconoscibilità, per aumentare il proprio peso nel settore e per preparare il terreno per quella che potrebbe divenire la propria azione futura, ovvero tutelare l’espresso tradizionale italiano quale patrimonio dell’umanità.

“Siamo ormai in una fase avanzata – commenta Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del sodalizio -. Stiamo aspettando un riscontro da Roma, dove la nostra domanda è ormai ferma da più di un anno, ma sono fiducioso, ormai dovremmo esser prossimi a una svolta. Nel mentre stiamo dialogando con vari operatori perché siamo conviti che questo debba essere un progetto quanto più condiviso. Purtroppo riscontriamo anche perplessità, un atteggiamento sbagliato: dovremmo remare tutti nella stessa direzione”. Le perplessità riguardano la tipologia di espresso che si andrebbe a tutelare ovvero quella racchiusa nel termine “tradizionale” che preclude altri sistemi di preparazione. “Eppure noi non stiamo dicendo che cialde, capsule non vadano bene. Semplicemente la nostra candidatura ha un focus ed è fondata sul metodo tradizionale” spiega Caballini. Concetto chiarito anche da Luigi Odello, segretario generale dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano, membro del Consorzio: “L’INEI, che nel 1998 ha codificato l’Espresso Italiano Certificato dando per la prima volta nella storia un volto al prodotto, vede nell’azione del Consorzio il sito privilegiato in cui sviluppare la cultura intorno a un rito che rimane unico al mondo. Come dire: di espresso ce ne sono molti (monodosi, vending, monorigini ecc.) mentre uno solo è italiano tradizionale. Uno solo è italiano certificato”.

E a proposito di riconoscibilità nel mondo, uno dei fronti su cui sta operando ora il Consorzio è quello della registrazione del proprio marchio in molti paesi in cui si consuma caffè: “Abbiamo avviato la procedura in svariati paesi e ad ora il nostro marchio è già registrato oltre che in Italia e in Europa anche in Giappone, Australia e Russia” aggiunge Caballini. “La candidatura Unesco dell’Espresso Italiano Tradizionale è la più importante iniziativa culturale che si potesse intraprendere per la nostra tazzina nazionale – nota Odello -. Dalle ricerche che stiamo compiendo da circa due anni emerge che finora è stato lasciato un vuoto molto importante, si sono perse notizie storiche che dichiarano con precisione che il percorso del caffè italiano, proprio dalla metà del secolo scorso, è stato diverso da quello degli altri paesi. Abbiamo trovato una notizia che, se sarà confermata, allungherà la storia dell’Espresso Italiano di ben 27 anni portandone la nascita al 1857. E nell’evoluzione torrefattori e fabbricanti di attrezzature hanno pari merito. Un’arte via via perfezionata in un paese povero di risorse, ma ricco di ingegno: tutta la storia si svolge intorno a questi due termini”.
In altre parole, riscoprire e valorizzare le virtù della tradizione, per possedere un importante strumento per il futuro.